Meglio sarebbe stato per Darwin (1809-82) se fosse vissuto prima: le sue posizioni antiscientifiche sarebbero state più scusabili; invece fu contemporaneo di Pasteur (1822-95) e di Mendel (1822-84), che sul piano scientifico ebbero la vista molto lunga.
Sia Darwin che Mendel studiarono la trasmissione dei caratteri ereditari, ma Darwin usò una specie inadatta per questa fase iniziale delle ricerche (i piccioni, poco prolifici e che non si autofecondano) arrivando a una conclusione che non gli dispiaceva (vedi Darwin e le razze), cioè che nella trasmissione dei caratteri ereditari non c’era nessuna regola e che tutto era possibile (ciò lo lasciava libero di fare qualsiasi supposizione).
Mendel invece usò i piselli (gran numero di semi e possibilità di autofecondazione) e scoprì una regola apparentemente semplice, ma di grandissimo impatto: i caratteri ereditari erano scritti su supporti fisici (i geni) che, passando da una generazione all’altra, si rimescolavano e si ricombinavano come facevano le carte da gioco, ma senza modificazioni e senza che ne sorgessero di nuovi (si potrebbe dire che negò la generazione spontanea anche a livello dei caratteri ereditari). Quando perciò nei figli compariva un carattere non evidente nei genitori, ciò non era dovuto al fatto che lo avessero prodotto i medesimi genitori, i quali invece lo avevano ereditato e tenuto «nascosto» (si tratta dei cosiddetti caratteri «recessivi», che sono sì presenti, ma coperti da quelli detti «dominanti»). Il carattere che apparentemente sembrava nuovo, allora, in realtà era un carattere vecchio, già presente nella linea degli antenati. Mendel pubblicò le sue conclusioni nel 1865 e le mandò anche a Darwin, il quale però aveva costruito il suo famoso libro (1859) proprio sulle novità presenti nella discendenza, novità che ora Mendel dichiarava solo apparenti. Non stupisce allora come Darwin evitasse di prendere in considerazione la grande novità introdotta da Mendel.
L’entusiasmo per il darwinismo portò a ignorare l’opera di Mendel anche in seguito e fu cominciata a riscoprire solo verso il 1900, cioè quando ci si rese finalmente conto che le idee di Darwin erano in realtà dei vicoli ciechi, facendo così ritardare la scienza di un quarantennio.
Mendel era un abate e c’è da supporre che questo gli facesse cogliere più facilmente ilfissismo e l’antievoluzionismo di Redi, Spallanzani, Linneo e Pasteur: tutti con un retroterra chiaramente religioso. {Fernando De Angelis}