Meccanismi utili "sfortunati" e sistemi inutili che si affermano.
A questo punto del nostro percorso, nasce una considerazione: se è così facile evolvere strutture e sistemi, ci si domanda come mai tale fenomeno sarebbe avvenuto per organi particolarmente complessi (ali, occhi, etc.) e non per altri adattamenti che sarebbero stati di indubbio vantaggio evolutivo e sarebbero stati molto più facili da realizzare.
La vista ha una sua indubbia utilità e nonostante la sua complessità si è diffusa in tutto il regno animale. Ma allora perché altri sistemi, anche meno complessi, ma decisamente "vantaggiosi" non hanno avuto la stessa "fortuna"?
L'omeotermia
Un esempio può essere l'omeotermia, raggiunta solo da uccelli e mammiferi (da tutte le specie delle due classi), ma non evoluta da alcuna altra specie; eppure tutti gli altri vertebrati hanno sistema circolatorio, un normale metabolismo cellulare che può produrre energia e quindi calore, manca solo un meccanismo di regolazione, sì complesso ma non più di altri sistemi che le varie classi possiedono.
Eppure l'omeotermia avrebbe permesso dei vantaggi incredibili nell'affermazione e nella diffusione per le classi che l'avessero raggiunta.
Dall'altro lato abbiamo invece il caso di sistemi molto complessi ma non assolutamente necessari o, quanto meno, che sarebbero stati più facilmente ed "economicamente" sostituibili da altri molto meno complessi.
Il sonno
Un esempio è fornito dal sonno: durante il suo svolgimento avvengono una serie di processi importanti (processi di consolidamento della memoria, risposte immunitarie, ecc.), ma perché non si sono evoluti sistemi che li rendessero non necessari o ridotti (come nei delfini) dato che il dormire espone l'animale a rischi notevoli, fa perdere tantissimo tempo utile che, nella continua "lotta per la sopravvivenza" sarebbe stato estremamente utile recuperare?
Il Limulus
Altro caso: il limulo, una specie di granchio corazzato che vive sulle coste dell'Atlantico e di cui abbiamo già accennato nei capitoli sulla paleontologia. Essere "primitivo", cugino degli antichissimi trilobiliti (estinti da milioni di anni), è considerato un fossile vivente, presente in strati fossili da 300 milioni di anni (e sempre uguale). Di recente s'è scoperto che gli gli occhi del Limulus, di notte, aumentano il loro potere visivo di un milione di volte.
Il processo si attiva con ritmo circadiano ogni ventiquattr'ore mediante un delicatissimo processo attivato dai quanti di luce che colpiscono gli occhi apportando sottili mutamenti nei canali ionici dei fotorecettori nelle membrane cellulari. Non sono affatto occhi "primitivi". Al contrario: sono più sofisticati degli apparecchi elettronici a visione notturna usati per scopi militari. Ciò che vediamo in natura è uno scoppio di fantasia progettistica (1).
Ma non è questa l'unica stranezza della vista del Limulus: qual è lo scopo di questo sofisticatissimo meccanismo? Non serve a proteggere l'animale o a catturare prede poiché il limulo è corazzato -non teme quindi insidie da alcun predatore- e non è predatore. Gli occhi gli servono solo per tre settimane l'anno quando, insieme a decine di migliaia di suoi simili, sciama sulle spiagge a riprodursi e grazie ai suoi occhi straordinari distingue al buio le femmine. Ma per ottenere questo risultato vi sarebbero altri modi assai più economici: basterebbe un odore.
E inoltre le femmine hanno anch'esse la visione notturna, di cui non si servono mai, perché aspettano che siano i maschi a trovarle. La selezione naturale ci insegna che quando qualcosa non serve più, si perde. Il dimorfismo sessuale viene spiegato proprio in questo modo. Negli ungulati (cervi, daini, renne, ecc.) ad esempio, alle femmine non servono le corna -necessarie ai maschi nelle annuali lotte per l'accoppiamento- e così le femmine nel tempo hanno perso le corna o le hanno ridotte. Questi casi sono ordinari in natura. Ma allora perché le femmine del limulo avrebbero mantenuto queste strutture così complesse ed inutili per milioni di anni? Una minima mutazione genetica avrebbe reso inutilizzabili questi complessissimi occhi, ma la selezione non avrebbe svantaggiato gli individui femmina mutanti, poiché le femmine non hanno bisogno della visione notturna amplificata.
***
(1) Maurizio Blondet, Darwin alle corde? tratto da Il Timone, n. 10 Novembre/Dicembre 2000.