Articolo tradotto con permesso da www.creation.com
Articolo originale https://creation.com/something-fishy-about-lungs
Tradotto da Daniel Fantasia per AISO (www.origini.info)
E’ ben risaputo che le creature che vivono costantemente in acqua generalmente respirino attraverso le branchie, e non i polmoni. I dipnoi (pesci polmonati), che sono in grado di sopravvivere per lunghi periodi quando il loro ambiente acquatico si secca, sono considerati essere un’eccezione peculiare.
La maggior parte di persone, essendo state condizionate da testi evoluzionisti, credono che gli unici altri abitanti permanenti del mare ad avere i polmoni siano le balene e le focene. Si crede che questi siano discesi da creature terrestri che si sono evolute successivamente per tornare nel mare. Lo scenario si presenterebbe come segue: pesce (no polmoni) à [esce dall’acqua] à anfibio (polmoni) à rettile (polmoni) à mammifero terrestre (polmoni) à [rientro in acqua] à focena (polmoni).
La maggior parte dei pesci hanno una vescica natatoria piena di gas, che aiuta il loro galleggiamento. Per lungo tempo è stato creduto che questa vescica natatoria fosse un logico “primo passo” verso lo sviluppo successivo di polmoni quando i vertebrati conquistarono la terra. (Una conquista esistente solo nel regno della fantasia visto che non ci sono fossili che lo dimostrino). Nessuno mette in dubbio che la vescica natatoria e i polmoni si sviluppano dagli stessi tessuti di base e dallo stesso tipo di estroflessione della prima parte dell’intestino (il tratto fra la bocca ed il duodeno). Nel modello evoluzionista, questo è interpretato in termini di antenati comuni; nel modello creazionista, in termini dello stesso Grundbauplan (piano di costruzione di base), con varianti creative sullo stesso tema.
SCOMODO
Quindi, come possono quadrare queste belle storie evoluzionistiche con la realtà? Il primo fatto scomodo, di solito non menzionato nei testi evoluzionisti delle scuole superiori, è che ci sono attualmente molte specie moderne di pesci (non mammiferi, ma pesci veri) che hanno sia polmoni che branchie. Per esempio, tra i cosiddetti “alti” pesci ossuti (i teleostei) molte specie di pesci elettrici ce li hanno. Dei chondrostei, i cosiddetti “primitivi” pesci ossuti, il Poliptero è così dipendente dalla sua coppia di polmoni, che questo pesce potrebbe affogare se non avesse la possibilità di tornare in superficie.
Ed un boccone ancora più amaro per gli evoluzionisti (ancora una volta trovato di rado nei testi di base) è che i reperti fossili hanno portato alla luce stanno forzando una inversione di 180° nella storia “da vescica natatoria a polmone”. I polmoni sembrano essere molto più “antichi” della vescica natatoria, perciò, sulla base di questo ragionamento, i polmoni si devono essere evoluti in vesciche natatorie!
I rinomati anatomisti comparativi Romer e Parsons dicono nel loro libro The Vertebrate Body (Anatomia comparata dei vertebrati) (Saunders Co., Philadelphia, 1978, p. 329) che vi è evidenza che i più antichi (secondo le fondamenta dell’evoluzione) pesci placodermi avessero già polmoni funzionanti il che significa che tutti i pesci mascellati “primitivi” li avessero. Il diagramma con le sue didascalie mostra la distribuzione dei polmoni tra le specie di pesci vivi e di qualche specie fossile.
Tutto questo è sicuramente coerente con la creazione simultanea di tutte le creature marine nel quinto giorno della settimana creativa, con variazioni sulle Grundbauplane. Sia che siano dotate di branchie, polmoni, o una combinazione dei due, tutti i pesci, vivi o estinti, sembrano essere (o essere stati) ben equipaggiati per rispondere ai requisiti del loro modo di vivere.
L’ovvia evoluzione dei polmoni dalla vescica natatoria si rivela essere un mito. Inoltre, una lettura cronologico-evoluzionistica letterale della storia dei fossili mostra che l’evoluzione deve aver avuto una lungimiranza notevole. Nonostante il fatto che i polmoni non fossero necessari per la sopravvivenza (i pesci sono adatti a vivere nell’acqua con le branchie) appaiono e sono in numero prevalente tra i pesci almeno 100 milioni di anni (su una presunta scala temporale evoluzionistica) prima della loro (immaginaria) migrazione verso la terra ferma. Che cosa meravigliosa per l’evoluzione sviluppare, tutto per caso chiaramente, un tale “modello di prova”, pronto da presentare al mondo quando ne arrivava la necessità. Non c’è da meravigliarsi se questi fatti scomodi non siano generalmente sottolineati quando vengono presentate storielle evoluzionistiche perfette, con l’aria impressionante.