Si pensa normalmente, che il dolore ,fisico sia sempre qualcosa di negativo, assolutamente da evitare, per quanto è possibile. Esiste una rara malattia genetica chiamata sindrome da insensibilità congenita al dolore che inizia nei primi anni di vita e che si manifesta con una insensibilità del bambino ad ogni evento traumatico come per esempio ad una caduta ;il bambino affetto non si accorge della caduta e non piange perchè non avverte il dolore del trauma prodotto dalla caduta ,questo può portare a gravi conseguenze perchè il bambino ,non sentendo dolore non si sottrae all'evento traumatico ,come per esempio ad una bruciatura rischiando cosi gravi lesioni.

Questa malattia genetica è causata da una alterazione del recettore di un fattore di crescita del sistema nervoso; il suo malfunzionamento determina l'impossibilità della  crescita  delle strutture nervose deputate al dolore e quindi della loro assenza. Quindi esiste un dolore di tipo adattativo che avvisa l'organismo che da qualche parte accade qualcosa di lesivo e induce a fuggire dalla situazione pericolosa. Le vie nervose del dolore sono diffuse in tutti i tessuti e organi. Le fibre terminali deputate alle sensazioni dolorose si collegano a specifici recettori di membrana ,che sono diversi per tutti gli stimoli termici, meccanici chimici  capaci di produrre il dolore. Ci sono per esempio specifici recettori per il freddo ,per il caldo di 20-40 gradi e per il caldo da 40-65 gradi; ci sono poi i recettori per gli stimoli meccanici e quelli per gli stimoli chimici. Quando uno stimolo di questo genere sufficientemente intenso colpisce questi ricettori avviene immediatamente l'apertura dei canali del sodio presenti vicino ai recettori del dolore, Il canale del sodio è una proteina di forma cilindrica che, aprendosi fa passare il sodio ,secondo un gradiente elettrochimico dall'esterno della  cellula dove è presente a riposo verso il suo interno depolarizzando la cellula e creando cosi un potenziale elettrico d'azione che si trasmette alla fibra nervosa viaggiando attraverso di essa allo stesso modo in cui viaggia la corrente elettrica in un filo di rame.

Si è avuta quindi la trasduzione del segnale da chimico, termico o meccanico in elettrico. La prima via nervosa del dolore termina ,attraverso una sinapsi presso i neuroni delle corna posteriori del midollo spinale; da qui parte una seconda via nervosa ,la via spino-talamica che porta il potenziale elettrico al talamo ,una struttura sottocorticale. Da qui parte una terza via ,la talamo -corticale che porta lo stimolo ad alcuni centri corticali per una ulteriore elaborazione di tipo cosciente del dolore. E infatti senza l'elaborazione cosciente del dolore non si ha un vero e proprio dolore. Lungo queste vie del dolore si staccano delle fibre nervose che in parte ritornano indietro  verso i gangli motori spinali e che hanno il compito di comandare ai muscoli della zona colpita dalla noxa dolorosa di allontanare per esempio un arto dalla zona di pericolo; altri fasci invece arrivano ai centri bulbo-pontini neurovegetativi che sono deputati alla circolazione, alla respirazione alla regolazione pressoria e si verificano quindi tutti i fenomeni vegetativi come aumento della frequenza cardiaca e respiratoria che si verificano dopo uno stimolo doloroso intenso.  Ci sono inoltre altre fibre che ritornano indietro e si collegano tramite sinapsi con due popolazioni di cellule presso i gangli posteriori spinali ,cellule off e cellule on . I mediatori chimici delle cellule off sono le così dette encefaline sostanze morfino simili che collegandosi a ricettori specifici postsinaptici inibiscono la trasmissione degli impulsi elettrochimici legati al dolore e quindi inibendolo o eliminandolo del tutto. I mediatori chimici delle cellule on invece amplificano  i potenziali elettrochimici e quindi aumentano le sensazioni dolorose. Queste cellule on o off si accendono o si spengono a seconda delle esigenze diverse dell'organismo: certe volte è utile amplificare il dolore ,certe volte invece è utile spegnerlo quando risulta per la sua intensità e durata più dannoso che utile. Oltre al dolore acuto però esiste anche il dolore cronico più leggero ma più persistente dovuto all'infiammazione .Il processo infiammatorio avviene quando esiste da qualche parte una lesione di un tessuto come una ferita ,una contusione ecc. Il processo infiammatorio ha lo scopo di ripristinare lo stato iniziale o di sostituire il tessuto leso con un tessuto cicatriziale. Durante il processo infiammatorio si ha una vasodilatazione ,un aumento della permeabilità dei vasi capillari e la fuoruscita dai vasi di varie cellule come globuli bianchi e sostanze proteiche che si uniscono ai recettori del dolore provocando questa volta non l'attivazione diretta dei nocicettori ma un abbassamento della soglia al dolore dei nocicettori in modo che stimoli che in condizioni normali non sono dolorosi lo diventano .Si ha quindi il cosiddetto stato di iperalgesia e infatti quando tocchiamo anche leggermente un'area infiammata sentiamo subito dolore. La zona infiammata diventa ipersensibile al dolore e tutto questo termina a guarigione avvenuta. A questo meccanismo partecipano in grande parte le cosi dette prostaglandine  che si formano a partire dai fosfolipidi di membrana e attraverso reazioni enzimatiche da fosfolipidi si forma ac.arachidonico e poi attraverso gli enzini cox 1 e cox2 l'ac. arachidonico si trasforma in prostaglandine. Le prostaglandine si legano a ricettori specifici abbassando la soglia dei nocicettori al dolore. Gli anti infiammatori comuni e anche l'aspirina hanno un'azione antidolorifica perchè si legano agli enzimi cox 1 e cox2 inibendoli e impedendo quindi la formazione delle prostaglandine. Oltre alle prostaglandine fuoriescono dai vasi e dalle cellule anche altre sostanze come le bradichinine, le citochine, e i fattori di crescita del sistema nervoso che tra varie funzioni che hanno si uniscono anche a recettori specifici abbassando anch'esse la soglia del dolore dei nocicettori. Come si può vedere da queste considerazioni il processo del dolore sia acuto che cronico è molto complesso e in esso intervengono molte sostanze proteiche e molti recettori specifici integrati l'uno con l'altro. Una volta che gli impulsi elettrochimici   arrivano    ai centri cerebrali sensoriali del dolore questi impulsi vengono decodificati e si ha la sensazione e percezione cosciente dolorosa. Si può dire che il cervello nelle aree deputate alla sensazione del dolore interpreta e per cosi dire ' inventa' la sensazione del dolore. E infatti se si stimola con un elettrodo la stessa area cerebrale del dolore il soggetto avverte una sensazione di dolore.

 .Ma anche se stimolano collo stesso metodo i centri cerebrali dell'ansia o della paura il soggetto avverte ansia o paura, se si stimolano i centri visivi si hanno allucinazioni visive ecc. Questi esperimenti a prima vista potrebbero rafforzare la concezione materialistica del cervello pensando cioè che tutto quello che sentiamo dipenda dal cervello. A mio avviso però questa è una concezione semplicistica delle cose. Il cervello è una condizione necessaria ma non sufficiente per tutto quello che noi sentiamo e avvertiamo. Gli stessi impulsi elettrochimici sono avvertiti in una parte come dolore ,in un'altra parte come piacere .in un'altra parte come visione e sono in realtà gli stessi impulsi elettrochimici uguali, identici. Esiste cioè un fatto creativo del cervello che non si spiega solo coll'elettrochimica. C'è in altri termini qualcosa che trascende l'elettrochimica

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