Francesco Redi (1626-98) è l’iniziatore della biologia scientifica. L’esperimento che segna la svolta è quello col quale dimostra che la carne in putrefazione non produce vermi, se si impedisce alle mosche di depositarci le uova (coprendo la carne con una garza). Redi volle con questo affermare che gli esseri viventi derivavano solo da altri esseri viventi, dando l’avvio a una lotta contro la generazione spontanea che durerà due secoli.
L’Inquisizione non lo aveva in simpatia, anche se (o forse proprio perché) prendeva la Genesi «troppo» alla lettera. Egli ha infatti scritto: «Per molte osservazioni molte volte da me fatte mi sento inclinato a credere che la terra, da quelle prime piante e da quei primi animali che ella nei primi giorni del mondo produsse per comandamento del sovrano e onnipotente fattore, non abbia mai più prodotto per se medesima né erba, né albero, né animale alcuno perfetto o imperfetto ch’ei fosse; e tutto quello che ora nascere da lei o in lei veggiamo, venga tutto dalla semenza reale e vera delle piante e degli animali stessi» (F. Redi, Opere [Venezia 1762], vol. 1, p. 117; citato da P. Omodeo,Creazionismo ed evoluzionismo [Laterza, Bari 1984], p. 9). C’è un tipo di fede che acceca o funziona da oppio e questo i creazionisti lo devono riconoscere, ma c’è anche una fede che illumina e dà coraggio, come nel caso di Redi, e questo certi evoluzionisti fanno fatica ad ammetterlo. Darwin c’entra perché, ben due secoli dopo, si ostinava ancora a credere e a difendere la generazione spontanea, cercando così di disfare anche l’opera cominciata con Redi, come si può vedere meglio nelle schede riguardanti Spallanzani e Pasteur.