Introduzione:
Una volta sentii un ateo lamentarsi del fatto che non ci fossero abbastanza prove per credere in Dio. Quando un cristiano allora gli chiese che tipo di evidenza avrebbe voluto per farsi convincere, l’ateo disse che avrebbe creduto se avesse visto, guardando esattamente in quel momento il cielo: “Ciao Roger, Sono Dio! Io Esisto! Adesso smettila di lamentarti!” Dato che l’immediatezza dell’apparizione avrebbe evitato la possibilità che il messaggio fosse stato scritto artificialmente dall’uomo, quel messaggio sarebbe una buona prova per l’esistenza di Dio.

Roger certamente non avrebbe potuto spiegare questo come una strana coincidenza, per cui le nuvole del cielo avrebbero preso casualmente la forma di parole. Né avrebbe detto che, dando loro abbastanza tempo, le nuvole avrebbero preso quella forma naturalmente grazie a qualche processo di evoluzione.

Ogni messaggio del genere deve essere infatti un prodotto di una intelligenza. Perché? Poiché le leggi della natura non possono creare informazioni complesse come “Ciao Roger, Sono Dio!”. In tutta la nostra esperienza le uniche forze che vediamo creare messaggi di informazione sono menti intelligenti. Le forze della natura non possono mai fare questo.


Questo è il motivo per il quale quando cammini sulla spiaggia e vedi scritto nella sabbia “Giovanni ama Maria” non ipotizzi che l’abbia scritto un granchio uscito fuori dall’acqua, o che siano state le onde marine che in qualche modo abbiano prodotto questo messaggio. Sai benissimo infatti che è stata una mente a scrivere questa informazione. Questa è la stessa deduzione che fanno gli archeologi quando trovano un’inscrizione antica. Non dicono che è stata una fluttuazione quantica a creare la Stele di Rosetta, dicono che sia stata una intelligenza umana poiché tutta la nostra esperienza precedente dimostra che l’informazione deriva solamente da delle menti intelligenti.

Anche l’ateo Lawrence Krauss ammette che un tale messaggio nel cielo, come quello citato prima, punterebbe all’esistenza di Dio. In un dibattito con William Lane Craig in Australia, Krauss disse: “Mi hanno chiesto quale evento potrebbe farmi cambiare idea (sulla veridicità dell’ateismo). Se questa sera guardassi il cielo e vedessi le stelle disporsi in modo da scrivere in Aramaico, Ebraico, o Inglese… “Io Sono Qui” allora considererei valida l’opzione di riflettere riguardo all’esistenza di Dio” (Chris Mulherin, “Interview with Lawrence Krauss”, Skandalon, October 30, 2013)
Beh, risulta che tutte le forme di vita contengono sequenze di informazione complessa che sono di molto più articolate di “Sono Qui” o “Ciao Roger, Sono Dio!”. I teorici dell’informazione lo sanno bene infatti. I biologi lo sanno, e alcuni dicono che vi è “una firma nella cellula”.
Stephen C. Meyer scrisse il libro “Signature in the Cell” in cui dimostra come la presenza di informazione punti sempre ad un atto creativo intelligente, proprio come sappiamo che la Stele di Rosetta è stata scritta da qualcuno. Il lungo e accademico lavoro di Meyer, consiste nel dimostrare come il DNA contenga informazione biologica. In altre parole si può dire che il DNA contiene un messaggio, ben più lungo di quello che il Dr. Krauss o Roger avevano chiesto.
Questo messaggio è scritto in una molecola chiamata acido deossiribonucleico (che abbreviamo con “DNA”). Come correttamente asserisce Bill Gates “Il DNA umano è come il programma di un computer, ma molto, molto più avanzato di qualsiasi software mai creato” (Bill Gates, The Road Ahead, 228).
In modo molto generico il DNA può essere paragonato, oltre che ad un software, ad un codice, un programma, a delle “istruzioni”.
Nel “Signature in the Cell” il Dr. Meyer mostra che il codice espresso nel DNA non può essere spiegato naturalisticamente e conferisce evidenza positiva per un intervento precedente di un progetto intelligente, il cosiddetto “Intelligent Design”.
Se si riflette su questo anche solo un minuto è davvero dura trovare motivazioni che possano andare contro questa affermazione di Meyer. Come è possibile che cieche forze della natura creino un codice di un software?
Le leggi chimiche e fisiche che gli scienziati descrivono matematicamente come leggi della natura agiscono in modo altamente prevedibile e regolare. Ogni volta che si lascia cadere un oggetto, la gravità compie sempre la stessa funzione ripetitiva, fa cadere a terra l’oggetto. La forza di gravità spiega come mai cade la neve, ma le forze gravitazionali non possono scrivere nella neve il tuo nome e il tuo indirizzo. Altre leggi chimiche e fisiche possono produrre un ordine altamente ripetitivo che troviamo nei cristalli o ne vortici, ma non hanno la capacità di generare sequenze di simboli imprevedibili, non ripetitive, che caratterizzano tutte le informazioni complesse di codici o testi.
E questo è ciò che è il nostro materiale genetico (detto anche genoma): è un testo di ricchissima informazione che è come un “messaggio” genetico. In altre parole il nostro genoma è un messaggio come il tuo nome o indirizzo di casa, scritto però nel DNA ed è lungo tre miliardi di caratteri! E tutte queste lettere, salvo un raro errore, devono assolutamente essere nel corretto ordine per far sì che noi possiamo vivere.
Ma come si è raggiunto questo ordine? Non da leggi naturali. Meyer mostra nel “Signature in the Cell” cap. 15, che nessuna reazione fisica o chimica può progettare la disposizione delle lettere genetiche lungo la spina del DNA. La fisica e la chimica infatti non determinano l’ordine di queste lettere genetiche proprio come non determinano l’ordine delle lettere italiane in questa frase. Menti intelligenti determinano messaggi e codici, non le forze della natura.
Questo è il motivo per il quale il nostro amico Roger non attribuirebbe il messaggio nel cielo, “Ciao Roger, Sono Dio”, alle forze della natura. È anche il motivo per il quale voi non attribuireste l’ordine delle lettere nei Promessi Sposi a leggi dell’inchiostro e della carta. Le leggi della chimica spiegano come l’inchiostro si assorba nella carta, ma non sono in grado di spiegare l’ordine delle lettere che compongono il messaggio sulla carta. Il messaggio sulla pagina è infatti prodotto da una mente.
Lo stesso vale per il tuo MP3: può il tuo telefono o dispositivo elettronico produrre esso stesso la musica? No, la musica deve essere stata creata da un essere intelligente, convertita in un codice digitale, e poi programmata in un lettore come un MP3 affinché il tutto possa funzionare. Cosi anche noi uomini, affinché possiamo funzionare, abbiamo bisogno che un Essere intelligente ci abbia programmato con uno specifico codice genetico.
Ma è forse possibile che mutazioni e selezione naturale possano spiegare l’origine dell’informazione genetica necessaria per produrre la prima forma di vita? No. Le mutazioni e la selezione naturale possono agire soltanto su organismi che già dispongono di un codice genetico. Se non vi è nulla da mutare non vi saranno mutazioni e selezione naturale ecc., la stessa parola “selezione” implica che ci sia qualcosa da selezionare.
Ma è forse possibile che il primo codice fosse semplice e che poi sia mutato nei codici più lunghi che conosciamo ora? Il problema è che anche una semplice sequenza di informazione, come “Ciao Roger, Sono Dio”, necessita una intelligenza. E le cosiddette “forme di vita semplici” hanno un codice di gran lunga più lungo di questo. Lo stesso ateo evoluzionista Richard Dawkins ammise che la quantità di informazione in un essere unicellulare (come un’ameba) è tanto grande nel suo DNA come 1000 Enciclopedie Britanniche! (Richard Dawkins, The Blind Watchmaker, New York: W.W. Norton, 1986, 116). Credere che 1000 enciclopedie siano venute in esistenza senza un intervento intelligente è come credere che un’intera libreria sia emersa dall’esplosione di una tipografia. Non ho abbastanza fede per credere a questo!
Lo scienziato dell’informazione Hubert Yockey (che lavorò sotto Robert Oppenheimer sul Manhattan Project) chiarì che la comparazione che fanno scienziati come Dawkins e Meyer tra l’alfabeto (inglese) e l’alfabeto genetico non è semplicemente una analogia ma molto di più, è una netta corrispondenza. Scrive infatti: “È importante capire che non stiamo ragionando per analogie. L’ipotesi della sequenza si applica direttamente alla proteina e il testo genetico ugualmente al linguaggio scritto, dunque il modo in cui si tratta è matematicamente lo stesso”. L’implicazione è chiara: se un messaggio breve in Inglese (o in qualunque altra lingua) richiede intelligenza per essere composto, lo dovrà a maggior ragione essere anche un messaggio genetico lungo come migliaia di libri.
L’origine dell’informazione genetica contenuta nella prima cellula vivente è solo il primo problema che gli atei devono affrontare. Spiegare l’informazione addizionale necessaria per costruire nuove forme di vita è soltanto un problema in più, che causa altri problemi per la visione materialistica.
Ma andiamo più a fondo nella questione, analizzando i lavori di uno degli scienziati più esperti in questo campo: Werner Gitt.
 

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