Gli artropodi fossili del “cambriano inferiore” che mostrano degli “occhi eccezionalmente conservati” con “un’ottica evolutivamente avanzata” dovrebbero essere una rivelazione per gli evoluzionisti, invece ricorrono a tessere un racconto.
Articolo tradotto con permesso da www.creation.com
Articolo originale http://creation.com/telling-tales-how-evolutionists-spin-their-story
Tradotto da Eleonora Battezzato per AISO (www.origini.info)
L’ottica moderna degli artropodi trovati fossilizzati nelle rocce di scisto nel sud dell’Australia, risalenti al Cambriano Inferiore, sono in linea con il racconto della Bibbia per quanto riguarda l’esistenza di un Designer (Genesi 1, Romani 1:20). Il fatto che questi occhi fossilizzati siano così ben preservati combacia con la rapida sepoltura che ci si aspetterebbe come eredità dell’alluvione catastrofica dei tempi di Noè (Genesi 6-9). Ma la tessitura di un racconto su questi fossili da parte degli evoluzionisti, nel tentativo di cercare di salvarli come prova di una teoria evoluzionistica è sia sfacciatamente ingannevole che ammirevolmente creativa.
Ecco come l’editore della rivista “Nature” iniziò il suo riassunto riguardo un articolo di ricerca(1) sull’ “ottica moderna” e sulla “visione complessa” di un affermato artropode di 500 milioni di anni:
“Charles Darwin pensò che l’occhio, che lui chiamò un “organo di estrema perfezione”, fosse un’importante minaccia per la teoria dell’evoluzione, ma aveva torto. La teoria predice che gli occhi si possono evolvere con grande celerità, e ora troviamo sostegno per questa predizione nella storia dei fossili. Fossili ben preservati trovati nel scisto del Cambriano Inferiore nel sud dell’Australia dimostrano che alcuni dei primi artropodi conosciuto avevano gli occhi molto simili ad alcuni insetti che troviamo in esistenza oggi…”(2)
Trasformando astutamente il problema riguardo un’origine evoluzionistica dell’occhio, il problema di un’improvvisa comparsa di occhi complesso e pienamente funzionale in fondo gli archivi fossili, e il problema della stasi evoluzionistica (cose che restano immutate) nei supposti milioni di anni, in un sostegno apparente per la nozione che forme di vita sofisticate potrebbero facilmente e velocemente portare esse stesse alla vita. In altre parole, se volessimo parafrasare la storiella evoluzionistica:
“Darwin riconobbe la difficoltà che la sua teoria affrontò nel cercare di spiegare l’origine dell’occhio (e spese un intero capitolo nella sua Origine cercando di indirizzare il problema). Ma l’evoluzione afferma che si sono davvero evolute – e l’evoluzione è stata ritenuta esatta non solo dovuto al fatto che troviamo gli occhi nella storia dei fossile ma eccoli li nella prima parte della storia dei fossili. Identici agli occhi di oggi. L’evoluzione l’ha fatto e l’ha fatto rapidamente. È stato facile. Semplice.”
Un secondo articolo riguardante un altro artropode fossile dallo stesso deposito di scisto, pubblicato anch’esso nella rivista “Nature” da molti dello stesso gruppo di ricercatori, dovette mettere a confronto la stessa problematica: il disegno (come abbiamo già riferito in precedenza(3) e l’eccezionale conservazione.(4,5) L’artropode fossilizzato era un’estinta creatura gigante con le sembianze di un gambero, identificata come Anomalocaris(6). Aveva almeno 16000 lenti esagonali omatidi densamente organizzate (in un singolo occhio), rivaleggiando i più intensi occhi composti nei moderni artropodi.(4) Così ancora, la complessità e la stasi: gli occhi pienamente funzionali degli artropodi sono sempre stati in questa forma. I ricercatori evoluzionisti hanno notato, inoltre, altre due sorprese. Per prima cosa gli evoluzionisti hanno presupposto che gli occhi composti si fossero evoluti insieme agli esoscheletri, ma l’Anomalocaris era corporalmente molle, inducendo i ricercatori alla conclusione che gli occhi si fossero evoluti per primi. (Sebbene alcuni ricercatori mettono in guardia sul fatto che tutto ciò possa sollecitare dibattiti(7). Secondo, la scoperta “spinse l’origine degli occhi composti più indietro nella discendenza del ramo degli artropodi”.(4)
Ma i ricercatori sorvolarono i problemi evoluzionistici che la scoperta dei loro fossili aveva sollevato. Invece, notiamo altri esempi di una creativa ma miope interpretazione riguardo i loro ritrovamenti. Notando che sarebbe probabilmente stato un “superpredatore che dipendeva dalle sue capacità visive”(4), i ricercatori proposero che l’Anomalocaris, piuttosto che presentare un problema per l’evoluzione, era in realtà cruciale per essa. Essendo un predatore dalla vista così acuta nel primitivo ecosistema Cambriano, avrebbe probabilmente aiutato ad accelerare la “corsa agli armamenti” che cominciò oltre mezzo miliardo di anni fa.(4) Essi considerarono questo presunto periodo “un importante fase nell’evoluzione animale nei primi tempi”.(4)
Ah sì, la spesso citata “corsa agli armamenti”, è considerata essenziale per la trama della storia dell’evoluzione.(8) C’era una volta un mondo competitivo che osservava le creature evolversi dal mare alla terra: i predatori diventarono più forti e più astuti, le loro prede più veloci e più inafferrabili. Ma nessuno ha mai visto una tale transizione accadere ai giorni nostri, dei cambiamenti simili necessari per aver presumibilmente trasformato semplici cellule in venditori di cellulari lungo un percorso di milioni di anni.
Da notare il ragionamento circolare in tutto questo discorso: “l’evoluzione è vera, perciò i fossili dovrebbero dimostrare questo, ed essi lo fanno (anche se la storia evoluzionistica deve essere drammaticamente alterata per combaciare con essi), quindi l’evoluzione è vera.”
Fate attenzione quando il racconto viene tesso. Potrebbe passare per una storia creativa, una storia accattivante, ma inventare una storiella, per quanto possa essere ingegnosa, non è la storia. Il racconto sulla creazione della Bibbia lo è.
Riferimenti e note