Come abbiamo visto in precedenti articoli il sistema cardiocircolatorio necessita di molti controlli a vari livelli per funzionare correttamente. Ma c'è un altro problema che il corpo umano deve risolvere se si vuole che il sistema circolatorio funzioni bene ed è quello di una rottura accidentale di un vaso sanguigno.
Noi tutti ,per la normale attività quotidiana dobbiamo spesso correre, saltare rotolare, urtare accidentalmente contro sistemi solidi appuntiti o taglienti, e durante queste attività può succedere che si possa rompere un vaso sanguigno ,arteriola o venula formando un buco nel vaso da cui fuoriesce sangue .Accade come quando si rompe un tubo dove scorre l'acqua a pressione :se il tubo non viene riparato l'acqua continua a uscire allagando l'ambiente, e cosi' avviene quando si buca un vaso sanguigno. Bisogna rimediare e chiuderlo subito ,altrimenti tutto il sangue fuoriesce determinando uno schock ipovolemico con debilitazione e morte. E l'organismo infatti ha adottato un meccanismo molto ingegnoso e complesso per chiudere il buco: Infatti ,appena si ha una rottura del vaso avviene lacosiddetta emostasi. Infatti contemporaneamente avvengono tre azioni: la contrazione della muscolatura circolare del vaso a monte e a valle della ferita ,che restringe il più possibile il vaso; poi le piastrine del sangue si aggregano tra loro formando un tappo molle provvisorio che chiude momentaneamente il buco; infine si attiva il sistema enzimatico e proteico a cascata della coagulazione del sangue con formazione finale di fibrina ,una proteina specifica che forma una rete molto spessa che copre il trombo piastrinico e lo rende solido e resistente chiudendo il buco ;si è formato cosi' un coagulo di sangue. Ma il corpo deve controllare che questo coagulo ,una volta formatosi ,non si estenda troppo producendo una trombosi vasale massiccia che può provocare infarto o ictus. Il coagulo ,in altre parole, deve essere regolato, deve essere nè scarso, nè abbondante. Incominciamo ora ad esaminare in modo più dettagliato le prime due fasi dell'emostasi. La prima fase è la contrazione delle arteriole dove è avvenuta la lesione: dalla zona lesa vengono secrete delle sostanze chimiche che determinano la contrazione dei muscoli lisci perivascolari, in modo che il vaso sanguigno leso non solo riceve molto meno sangue ,ma la contrazione fa si' che i bordi della ferita si avvicinino moltissimo l'uno all'altro in modo da restringere il buco causato dalla ferita :questo è indispensabile per la progressione dell'emostasi: senza questa prima tappa l'emostasi non può progredire verso la seconda fase che è la fase piastrinica Esistono delle malattie dei capillari e delle arteriole che determinano una impossibilità alla contrazione muscolare; tali malattie ,genetiche o non determinano frequenti emorragie; e ora passiamo a parlare della fase piastrinica. Le piastrine sono dei corpiccioli circolanti nel sangue ,di forma discoidale ,delle dimensioni di un quarto dei globuli rossi. Vengono prodotti dal midollo osseo, dalle sue cellule staminali, per azione di una sostanza chimica chiamata trombopoietina, un polipeptide prodotto dal rene e dal fegato. La trombopoietina si lega ad un recettore delle cellule staminali emopoietiche del midollo osseo e induce le cellule a trasformarsi in piastrine ,dette anche trombociti. Il recettore non è ancora stato scoperto ,ma certamente esiste .Una volta che il recettore si è unito alla trombopoietina, si sviluppano una serie di eventi biochimici complessi che trasformano la cellula staminale in trombocita. Come si può constatare anche questo sistema è a complessità irriducibile ,se manca un solo componente ,la cellula staminale non si può trasformare in trombocita. A livello della lesione vasale vengono secrete sostanze chimiche che inducono le piastrine a mettersi in contatto del vaso leso; normalmente invece le piastrine circolano nel vaso a distanza dalla parete endoteliale: in caso di ferita invece le piastrine aderiscono attorno alla lesione unendosi anche tra loro e formando cosi' un tappo morbido che chiude la ferita L'adesione piastrinica è anche causata dal contatto delle piastrine col collageno, una proteina sottoendoteliale, che viene allo scoperto in caso di lesione endoteliale. In caso di piccole ferite il trombo piastrinico è sufficiente a chiudere la lesione e la ferita guarisce da sola senza l'intervento della terza fase ,la fase della coagulazione propriamente detta che interviene per ferite più estese. Le piastrine sono essenziali alla vita, la loro assenza è incompatibile con essa. Esistono delle malattie tumorali, le leucemie acute che determinano una invasione del midollo osseo da parte delle cellule atipiche tumorali. Questa invasione determina l'impossibilità della sopravvivenza e proliferazione degli eritrociti e delle piastrine. La diminuzione o l'assenza degli eritrociti provoca una grave anemia e l'assenza delle piastrine provoca gravi emorragie cutanee, viscerali e cerebrali che possono, esse stesse ,da sole, provocare la morte del paziente. Ciò dimostra la grande importanza delle piastrine nel processo di emostasi. Essendo il processo coagulativo ,che interviene quando la ferita è più estesa molto complesso ,verrà esaminato una prossima volta.