Come si è detto nel precedente scritto, la quantità di ossigeno necessaria all’organismo a riposo è di 250 ml al minuto, per l’organismo al massimo sforzo è di 3500 ml al minuto. I chemiocettori e gli organi respiratori sono deputati a rispettare questi parametri. Il rifornimento di ossigeno al corpo è assicurato da tre componenti: la velocità di flusso dell’aria nei bronchi-polmoni, il riempimento di aria degli alveoli polmonari, ed infine lo scambio di ossigeno alveoli-capillari.
La scienza medica ha sviluppato tre test che misurano questi tre parametri. I primo si chiama FEV1 (volume espiratorio forzato in un secondo) e si ottiene facendo uscire aria dai polmoni in espirazione forzata in un secondo; l’aria uscita è normalmente di 3-4 litri al secondo. Il secondo parametro si chiama FCV (capacità vitale forzata) e misura il riempimento alveolare di aria. Viene ottenuto facendo espirare il paziente per 3 secondi e il suo valore normale è di 5.6 litri, un litro però rimane nei polmoni e non partecipa agli scambi respiratori. Il terzo paramento è chiamato DLCO e misura lo scambio di ossigeno alveoli capillari. Si ottiene somministrando piccole quantità di ossido di carbonio che ha affinità molto maggiore per l’emoglobina di quanto lo abbia l’ossigeno: il suo valore normale è di 100% di assorbimento. Quando avvengono delle patologie questi valori cambiano. Nel forte fumatore abbiamo spesso la bronchite cronica costruttiva, malattia in cui i bronchi si i riempiono di muco ed i muscoli peribronchiali si contraggono rendendo stretto il lume bronchiale. Il FEV1 scende al di sotto della norma, nei casi leggeri scende a 2-3 litri al secondo, nei casi più gravi può scendere a un litro. Nel primo caso al paziente manca il fiato se, per esempio, va di corsa a prendere l’autobus, nel secondo caso puo’ avere un affanno anche a riposo o mentre compie un’attività leggera come camminare piano, ed è costretto a fermarsi spesso. Invece la capacità vitale forzata puo’ essere alterata o da malattie neuromuscolari che colpiscono i muscoli respiratori come la sclerosi multipla o la distrofia progressiva. Le persone poi che hanno un enfisema polmonare o una fibrosi polmonare hanno ridotto il DLCO, cioè lo scambio respiratorio ossigeno-capillari. Le malattie tipo bronchite cronica ostruttiva possono ridurre tutte e tre insieme i parametri suddetti ed il malato sta molto male. In ultima analisi quando l’ossigeno nel sangue scende al disotto del 50% si possono avere stati confusionali cerebrali, e quando scende sotto il 40% si ha coma e morte per arresto cardio respiratoria, anzi in questo caso disgraziato è addirittura il cuore che si ferma per primo. In modo analogo avviene quando l’anidride carbonica e l’H+ salgono oltre il 50% e se vanno oltre il 90% il risultato è la morte. Tutti questi eventi e patologie fanno fare una considerazione: non è possibile immaginare esseri intermedi che a poco a poco acquisiscono simili parametri, gli esseri intermedi sarebbero morti morto prima eliminati dalla selezione naturale. Ecco ancora una grave crisi del darwinismo. Tutti i parametri avrebbero dovuto funzionare in modo ottimale sin dall’inizio, altrimenti ci sarebbe stata la debilitazione e la morte. Ma non basta presenza di chemiocettori e l’integrità dell’apparato bronco-polmonare ad assicurare l’utilizzazione dell’ossigeno, ci vuole altro e lo vediamo la prossima volta.